Stories
i-nvenzioni letterarie
qualche ittica storia, miei brevi scritti pubblicati sul leggendario newsgroup it.arti.scrivere, una fucina di saltimbanchi della parola, ma soprattutto un gruppo di amici uniti nello *spirito*
- illustrazioni by Ittica

 

In assenza di vento

camminava piano per le strade del centro cercando di schivare gli sguardi dei passanti, nel tentativo di ritrovare nella memoria i nomi di quelle vie. parecchi negozi nuovi qua e là, edifici venuti su come funghi e un paio di sensi unici capovolti: urbanisticamente parlando il ritorno alla città natale era tutto una sorpresa. ma la gente no, quella era sempre la stessa. invecchiati forse, ingrassati -qualcuno- ma sempre le stesse facce, i soliti punti di ritrovo, le stesse fin troppo note espressioni. chi la riconosceva e la salutava, chi no. chi si prodigava in baci, abbracci, sorrisi e domande, chi -nell'imbarazzo del dubbio- preferiva fingere di aver da guardare chissà dove. le new entries del campionario umano agitavano le loro manine gioiose, sedute placidamente nei passeggini, le neomamme mostravano fiere i prodotti del loro ventre mentre i neopapà ce la mettevano tutta per assumere un aspetto efficiente e responsabile sfoggiando la station wagon nuova di pacco.

dopotutto, mettendo in conto anche le immancabili lamentele sul quotidiano, l'impressione generale era positiva, di rendimento, di crescita. aveva già raccolto dritte importantissime sugli avvenimenti da non perdere e un paio di inviti a cena per la settimana a venire, tutto il meccanismo metropolitano pareva funzionare alla perfezione (per un attimo si sentì felice, senza capirne il motivo). quello che faceva strano era il caldo, per la stagione. ma ancora più inquietante era la mancanza di vento, e c'era sempre stato il vento, lì: la sensazione che ne traeva da quell'insolita assenza era di essere ad un passo dall'apocalisse.

al suono della campana della piazza principale si ricordò della curiosa usanza dei cittadini di fermarsi e rimanere bloccati fino all'ultimo dei sei rintocchi, per ricordare i caduti in guerra; era ora di rientrare. camminando verso casa era già arrivata al ponte, quello che porta alla stazione, quello che quando aveva quindici anni in meno percorreva sparata come un razzo con la vespa per sfruttarne l'improvvisa variazione di pendenza terminale e godere della sensazione eccitante del vuoto d'aria sotto le gomme. a ovest il sole era già sotto l'orizzonte di un bel po', non lo vedeva ma le sembrava quasi di coglierne il profilo luminescente in trasparenza. a nord polpose nubi provenienti dalla valle languivano molli sulle colline promettendo pioggia. a sud il mare. ma niente vento, perché? non riusciva a percepire la città senza il vento, era come vederla in sogno, anzi le sensazioni che di solito provava nei sogni erano addirittura più concrete di quelle che stava sperimentando ora, nel sottovuoto surreale di un tramonto inspiegabilmente immobile.

c'erano rami d'edera ben saldi sul muro della casetta in riva al fiume, che poi più che un fiume pareva lo scolo di una vecchia grondaia, un abbeveratoio per topi. c'era una coda di macchine ferma al semaforo e qualche automobilista che approfittava dell'attesa per accendersi una sigaretta e regalare una carezza alla compagna seduta sul sedile a fianco. c'era il profumo delle caldarroste che si spandeva prepotente dal vicoletto accanto alla piccola stalla dei pony di Ramòn. c'era il rumore delle onde, lontano ma presente, regolare, rassicurante come a rappresentare il perpetuo battito cardiaco del pianeta. tutto era così intollerabilmente perfetto nei suoi contrasti bilanciati fra chiari e scuri, e lo sarebbe stato comunque, con o senza di lei. l'impressione di mancata appartenenza si fece d'improvviso insopportabile: non più, non così. "io non sono qui" pensò e tutt'a un tratto sparì, sfumando nei colori del crepuscolo. nessuno se ne accorse.

by ittica 2001


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