Mauro e Bani stavano smontando gli strumenti dal
palco della Concorde Lounge, io li osservavo seduta sul rack degli
effetti per chitarra. in quei mucchi di cavi aggrovigliati mi
sembrava di vedere il senso della vita, cazzo, proprio quello. ce
n'erano di diversi colori, quasi tutti erano sudici di un misto di
polvere e birra colataci su da tempo immemore. qualcuno aveva il
jack dorato (quelli nobili) la maggior parte color acciaio, meno
pregiati. Mauro li arrotolava velocemente, mettendo via quelli che
sapeva essere difettosi e necessitavano di una bella saldatina.
mossa inutile, tanto poi alla prossima serata li avrebbe usati
ugualmente ed avrebbe bestemmiato al loro fastidiosissimo sfrigolio,
maledicendo la sua pigrizia che gli aveva impedito di ripararli.
Bani staccava le loro estremità dal mixer, uno dopo l'altro, e a me
pareva di assistere a tutta una serie di eutanasie, una carneficina.
mi son sempre sembrati oggetti così anacronistici, i cavi audio:
siamo nel duemila, perdìo, posso capire quelli elettrici,
difficilmente riesco ad immaginare di trasferir corrente senza il
bisogno di un corpo conduttore, ma l'audio! ok, ok ci sono i
radiotrasmettitori ma sono costosi e inaffidabili, nel bel mezzo del
concerto ti entra un'interferenza di radio Babboleo che trasmette un
collegamento in esclusiva con l'inviato al G8 e sei fregato. insomma
che siamo ancora legati a questi antipatici accessori e ce li
dobbiamo portar dietro dappertutto, infilandoli negli angoli delle
custodie, rubandoceli gli uni con gli altri quando si suona in più
di un gruppo sullo stesso palco. ma io sono nata e cresciuta nelle
sale prove, sugli stages di mezzo mondo, e quegli stessi cavi che
tanto mi sono odiosi quando tocca a me smontare la baracca, ora mi
facevano tenerezza nel loro avvinghiarsi l'uno all'altro, nella loro
costante presenza in ogni tempo, in ogni dove. "questa è la
mia vita, questo è il mio posto" e nel frattempo si avvicinava
Mauro distogliendomi dalle mie futili elucubrazioni dicendomi che
potevo spostare il culo sul woofer, se volevo, ma che aveva da
chiudere il suo rack. e mentre lui concludeva con successo
l'operazione, io fregavo un sorso di birra dalla sua lattina.
by ittica 2002
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